Teatro dell’Oppresso e spiritualità

Il teatro dell’Oppresso e qualsiasi altra forma di teatro riassumono in sé l’arte di creare relazioni. Questo è particolarmente evidente con il teatro dell’Oppresso, che rappresenta uno spazio di dialogo tra attori e spettatori.

Si tratta di un dialogo da instaurare all’interno della scena. In questo dialogo è fondamentale dare importanza alle relazioni.

Credo che per creare relazioni dobbiamo ricordare che ogni individuo è essenzialmente un essere intellettuale ma non sempre questa caratteristica viene manifestata.

Nella nostra società molte persone vivono seguendo la cultura del monologo, una cultura sedimentata da tanto tempo. Queste persone sono convinte di non possedere un pensiero autonomo.

Il teatro dell’Oppresso si propone di eliminare questa credenza e trasmettere il messaggio che ogni persona è essenzialmente un essere intellettuale.

Quando abbiamo a che fare con alte persone, con gli spettatori all’interno dei nostri spettacoli, e costruiamo delle relazioni, dovremo avere in mente questo obiettivo.

Non dovremmo proporre solo delle teorie. Non si tratta di presentate una teoria di origine mentale, intellettuale. Piuttosto, dovremmo permettere di sviluppare qualcosa di cui ciascuno possa prendere coscienza. Dovremmo stimolare nuove idee che nascano dalla testa e dal cuore.

Dovremmo riuscire ad incarnare quest’idea e comprendere che ogni individo è essenzialmente un intellettuale. Questo atteggiamento si trova alla base della costruzione di ogni relazione.

Per un Joker di Teatro dell’Oppresso la tecnica può contribuire al suo lavoro nella misura dell’1%. Il 99% degli strumenti di un Joker proviene dalla presa di coscienza che il nostro lavoro ha lo scopo di costruire relazioni, e queste relazioni sono fondate sul concetto che ogni individuo è un intellettuale, anche se non riesce a manifestarsi come tale.

Il Teatro dell’Oppresso ed ogni altro tipo di teatro dovrebbe aiutare le persone a manifestare la propria parte intellettuale.

Il segreto è creare connessioni, costruire relazioni. Se costruiamo una relazione democratica con un’altra, una relazione sincera, allora possiamo apprendere reciprocamente. Possiamo sentire che ci stiamo ascoltando l’uno con l’altra.

Nelle nostre società abbiamo difficoltà ad ascoltare. La maggior parte delle volte che parliamo con qualcuno non lo ascoltiamo. Se tu mi stai dicendo qualcosa io sto pensando cosa dirò subito dopo, sulla base di ciò che sono le mie credenze. Questo significa che fondamentalmente io non ti sto ascoltando. Mi sto semplicemente preparando a confutare le tue parole o a complementarle, per esibire le mie conoscenze.

In questo caso, siamo davanti a monologhi multipli che hanno la parvenza di un dialogo. In un vero dialogo bisogna sviluppare l’arte di ascoltare le persone.

Gli attori ed i Joker dovrebbero apprendere ad ascoltare le persone, dovrebbero svuotarsi, dimenticare ciò che sanno prima di entrare in relazione con le persone. Questo è ciò che conta.

Se noi, come Joker, non pratichiamo l’ascolto sincero, diventerà sempre difficile costruire relazioni con i nostri spettatori, ed alle volte forzeremo le persone ad andare sul palcoscenico.

La funzione del Joker non è quella di spingere le persone a salire sul palcoscenico. Gli attori ed i joker hanno la responsabilità di ispirare le persone ad occupare la scena in maniera autonoma.

E questa ispirazione nasce dall’ascolto reciproco, da un ascolto attento e sincero.

(Intervista e traduzione: Antonio Graziano)

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