Ogni volta che ci troviamo in una situazione di conflitto si attiva la parte più antica del nostro cervello, il cervello rettiliano.
Decine di miglialia di anni fa il cervello rettiliano, di fronte al rischio di essere assaliti dalle belve, ci portava alla fuga o all’attacco.
Oggi questo potente meccanismo di sopravvivenza è ancora attivo anche quando passeggiamo nelle giungle di cemento delle nostre città.
Ogni conflitto a cui andiamo incontro riattiva in noi l’istinto primordiale legato alla paura della morte.
La paura mette in funzione le ghiandole surrenali che secernono adrenalina, un neurotrasmettitore che stimola l’aumento della frequenza cardiaca e genera altre alterazioni metaboliche utili a prepararci alla fuga o all’attacco.
Questo sconvolgimento primordiale del nostro organismo innalza il livello di stress e abbassa la capacità di concentrazione.
In altre parole, quando abbiamo paura o siamo arrabbiati per una situazione difficile perdiamo la centratura, non riusciamo a focalizzare l’attenzione e non siamo in grado di prendere decisioni che vadano nella direzione della nostra felicità.
Detto ancora in altri termini, sprechiamo la maggior parte delle nostre energie per compiere azioni dettate dall’ansia di superare il momento, azioni che ci portano a risultati scarsi, in termini personali e professionali.
Secondo il principio di Pareto, la maggior parte delle persone dedica l’80% delle energie per compiere azioni che non servono davvero.
La maggior parte delle persone spreca il proprio tempo e la propria vita.
Ti è mai capitato di trovarti in una situazione del genere? Ti sei mai chiesto il perchè?
Il motivo alla base di questo ingiusto e doloroso consumo di energie è la focalizzazione verso i tuoi obiettivi.
L’assenza di obiettivi definiti porta a due conseguenze: gli automatismi dannosi e le urgenze.
Gli automatismi dannosi impediscono di dare un ritmo alla giornata.
Frasi del tipo: “voglio vivere senza orari per essere più libero”, “voglio rilassarmi davanti alla tv e non pensare a niente”, “se ho un giorno libero voglio dedicarlo a non fare niente” in realtà ti imprigionano ancora più di quello che tu posa pensare.
Credendo di fuggire dall’ordine che senti appensantirti acquisisci automatismi all’interno dei quali sei ancora meno libero, perchè perdi il controllo della tua vita. Non sai esattamente di cosa hai bisogno in termini di riposo, tempo libero, relazioni e lavoro.
Questo ti conduce alla seconda conseguenza: vivere di urgenze. Le urgenze nascono quando non sai dove stai andando, quando non riesci a pianificare obiettivi a medio-lungo termine che rispondano alla tua missione.
Quando non riesci a definire questi obiettivi, quando non riesci ad indentificare ciò che ha davvero valore per la tua vita, metti in secondo piano ciò che ti farebbe davvero felice ed ascolti il cervello rettiliano, quello che attiva il senso della sopravvivenza e dell’urgenza.
In sintesi, non vai da nessuna parte, consumi la tua vita per spegnere incendi al lavoro, in famiglia, all’interno della coppia e con i figli. Ma non ti godi davvero nessun aspetto della tua vita.
Queste riflessioni nascono dalla mia esperienza personale.
Tante volte mi sono ritrovato senza bussola, come una banderuola al vento. Tante volte ho dovuto ritrovare la strada, focalizzare il cammino.
Tante volte ho incontrato qualcuno che mi tendeva la propria mano, o mi dedicava qualche istante di ascolto profondo.
Credo che ogni uomo abbia il diritto di trovare la sua missione. Credo che ogni uomo abbia il diritto di incontrare altri uomini che gli diano una pacca sulla spalla (dal vivo o a distanza poco importa), credo che ogni uomo abbia il diritto di ascoltare le seguenti parole:
“Tu hai il potere personale e la responsabilità di cambiare la tua vita”.
In fondo, la fratellanza nasce in un istante, quell’istante in cui si costruiscono delle relazioni meravigliose attraverso le quali ogni uomo può scroprire che è in grado di cambiare la propria vita e di cambiare il mondo.
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