Intelligenza comunitaria

Fare comunità non significa necessariamente vivere sotto lo stesso tetto. Fare comunità significa avere una buona dose di intelligenza comunitaria.

Molti credono che fare comunità significhi trovare un gruppo di persone con cui affittare o comprare un casale, possibilmente in mezzo alla natura, condividere le spese (attraverso le entrate dei singoli o costruendo nuove forme di entrate collettive) e vivere in quel luogo una vita felice, come single o insieme alla propria famiglia.

Per lungo tempo ho creduto che comunità fosse semplicemente questo. Tecnicamente, questa è la fotografia della comunità ideale. Ma c’è dell’altro. C’è una cosa che rappresenta la linfa vitale ed il segreto di ogni comunità di successo. Senza di essa cammineremo nel buio, vivremo una convivenza con persone che finiremo per odiare, vedremo tutte le nostre risorse monetarie e le energie del nostro cuore prosciugarsi fino all’ultima goccia. Senza di essa trasformeremo il nostro sogno di comunità in un fallimento.

C’è una cosa che arricchisce ogni esperienza collettiva, che sia quella di una famiglia nucleare, di una cooperativa o di una comune.

L’ingrediente numero “zero” di ogni progetto comunitario, quell’ingrediente essenziale che deve essere presente prima di fare qualsiasi altro passo, è l’integrità individuale e la crescita personale, ovvero la possibilità che ciascuno di noi ha di fare un percorso di allineamento con sè stesso/a e con la propria identità, prima di entrare in un processo collettivo così importante.

Ho vissuto numerose esperienze collettive, alcune delle quali in ecovillaggi o contesti comunitari, e per lungo tempo ho creduto che “vivere in comunità” risolvesse tutti i miei problemi. Credevo, senza mai averlo definito chiaramente con me stesso, che la comunità fosse una specie di organismo assistenzialista in cui avrei potuto trovare il mio lavoro ideale, la mia compagna ideale, la mia vita ideale, la mia missione.

Niente di più sbagliato!

Non avevo preso in considerazione che una comunità che accolga le ansie ed il caos di tutti i suoi componenti non potrà mai reggerne il peso e finirà per collassare. Piuttosto, una comunità può essere un contenitore di tante storie di persone che si incontrano e scelgono di fare un pezzo di strada insieme, creando un patto di rispetto e di supporto reciproco.

Credo che solo le persone che possiedono un elevato livello di intelligenza comunitaria saranno in grado di sviluppare un progetto comunitario che goda di buona salute e sopravviva a lungo.

L’intelligenza comunitaria risiede nella capacità di intraprendere un percorso di crescita personale, in grado di arricchire la comunità non solo con i propri conflitti ma anche con la capacità di trasformare quei conflitti.

Trasformare i conflitti presenti all’interno di una comunità significa trasformare i conflitti presenti dentro di noi, significa mettere in pace il principio maschile ed il principio femminile che albergano all’interno di ogni essere umano, significa conciliare il cuore e la mente, le emozioni e l’azione, essere in grado di entrare in relazione con le proprie emozioni, essere capace di chiedere aiuto, avere il coraggio di mostrarsi agli altri manifestando i propri talenti e le proprie ombre.

L’intelligenza comunitaria è costituita da differenti componenti: intelligenza razionale, intelligenza emotiva, capacità di ascolto profondo e abilità comunicative. Una persona che possieda intelligenza comunitaria è in grado di ascoltare con il cuore e di parlare al cuore, è in grado di comprendere quali sono le scelte giuste non solo per la risoluzione di problemi pratici, ma anche per il benessere e la felicità di sè stessa/a e delle persone da cui è circondata, e di portare avanti le scelte fatte. Una persona che gode di un buon livello di intelligenza comunitaria è in grado di distinguere tra il sapere e il saper fare. È in grado di accedere alla conoscenza in qualsiasi ambito e di mettere in atto quella conoscenza.

Diventare uomini e donne con intelligenza comunitaria è il frutto di un percorso di riflessione individuale e collettiva. Credo profondamente nei cerchi come spazi che facilitano questa riflessione, come spazi dove vivere un’esperienza di incontro e di crescita e migliorare esponenzialmente la propria intelligenza comunitaria.

Sono Antonio Graziano e sono un attivatore di Cerchi.

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